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martedì 28 febbraio 2012

MINA HARKER

All'inizio del romanzo il cognome di Mina da nubile è Murray; in seguito prende il cognome del suo sposo, Jonathan Harker. È una maestra di scuola, pratica stenografia e dattilografia, e ha una appassionata corrispondenza con l'amica del cuore Lucy Westenra. Mina e Lucy sono entrambe tipiche donne dell'epoca vittoriana. Dopo la fuga di Jonathan dal castello del Conte Dracula, Mina lo raggiunge in Transilvania e si prende cura di lui. I due si sposano prima di tornare in Inghilterra

 




In seguito, Mina e Jonathan si uniscono al gruppo di Abraham Van Helsing, intenzionato a trovare e uccidere il vampiro. Venuto a conoscenza di questa minaccia, Dracula si vendica mordendo Mina e dandole da bere il proprio sangue, in modo da condannarla a diventare un vampiro. Tuttavia in questo modo fra Dracula e Mina viene instaurato un misterioso legame, che aiuterà il gruppo di Van Helsing a rintracciare Dracula. Alla fine, Dracula viene ucciso in Transilvania per mano del texano Quincy Morris e la maledizione del Conte che incombe su Mina viene spezzata. Infatti, Mina torna umana ed è salva




 Mina (o un personaggio con le sue caratteristiche) appare nella maggior parte dei film ispirati all'opera di Stoker.

    Nel celebre adattamento cinematografico del 1931 (con Bela Lugosi nella parte di Dracula), il ruolo di Mina fu interpretato da Helen Chandler.
    In Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola il ruolo fu affidato a Winona Ryder. Nel film Mina è la reincarnazione della prima moglie di Dracula, Elizabeth, secondo la visione del vampiro

 Mina compare in un contesto completamente diverso nella serie a fumetti La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore, in cui si unisce ad una squadra di personaggi straordinari, tutti di provenienza letteraria: tra gli altri vi sono Allan Quatermain, Edward Hyde e l'uomo invisibile. Nell'adattamento cinematografico del fumetto, La leggenda degli uomini straordinari, Mina è interpretata da Peta Wilson.

La sceneggiatura del film si allontana dalla storia del fumetto su alcuni punti: Mina è una scienziata (mentre nel romanzo di Bram Stoker è una maestra di scuola), risulta essere una vampira (come se Van Helsing e il suo gruppo non fossero riusciti a salvarla dalla maledizione di Dracula) e non guida il gruppo (questo ruolo spetta ad Allan Quatermain). Mina compare anche nella serie TV Demons, qui vampira cieca, che cerca di reprimere la sua natura facendo delle trasfusioni, ha delle visioni che aiuteranno i protagonisti della serie ad uccidere i vari inumani.



KALI

Presso la religione induista, Kali (sanscrito Kālī, in Devanagari काली) rappresenta l'aspetto guerriero di Parvati, la consorte di Śiva, una divinità dalla storia lunga e complessa. È conosciuta anche come Devi (la dea) e Mahadevi (la grande dea) e assume aspetti diversi: Sati (la donna virtuosa), Jaganmata (la madre del mondo), Durga (l'inaccessibile).



 

 La città di Calcutta deve il suo nome al termine Kalighat (i gradini di Kalì) che servono ai fedeli per scendere al Gange.


.Etimologia

Kali è il genere femminile della parola sanscrita kala che significa tempo ma anche nero. Per questo motivo il suo nome è stato più volte tradotto come Colei che è il tempo o colei che consuma il tempo o la Madre del tempo e infine colei che è nera. L'associazione al colore nero della dea è in contrasto con suo marito Shiva, il cui corpo è ricoperto di cenere bianca (in sanscrito śmaśan).















 

 



 


STORIA:

Kali appare per la prima volta nel Rig Veda non in qualità di divinità ma come lingua nera delle sette lingue fiammeggianti di Agni, il dio del fuoco. Tuttavia, un prototipo della dea, intesa come divinità femminile, appare con il nome di Raatri che è considerata anche il prototipo della dea Durga.







 
Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Śiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia. Kali era il terzo elemento della triade indù, insieme a Brahma il creatore e Vishnu il preservatore. Per completare il sistema mancava un distruttore, caratteristica che è considerata praticamente la funzione di kali. Secondo gli insegnamenti dell'induismo, la morte non implica il passaggio alla non esistenza, ma semplicemente una trasformazione e un passaggio a una nuova forma di vita. Pertanto ciò che viene distrutto fa sì che gli esseri attraversino nuove fasi di esistenza: il distruttore è colui che crea nuovamente, ruolo che gli valse il nome di regina della Morte




 Simbolismo

Nonostante sia grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, si tratta di una deità benefica e terrifica al tempo stesso, dotata di numerosi attributi dal profondo significato simbolico:

    la carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità;
    la nudità della dea rappresenta la caduta di ogni illusione;
    il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste;
    le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione

lunedì 27 febbraio 2012

YEMAYA

 
Nella mitologia yoruba, e nei culti correlati afroamericani come il Candomblé e il Vodun, Yemaja è la madre di tutti gli Orisha. A seconda della tradizione, viene indicata anche come Imanja, Jemanja, Yemalla, Yemana, Yemanja, Yemaya, Yemayah, Yemoja, Ymoja e in altre varianti. È la regina del mare; si invoca per protezione (in particolar modo delle donne incinte), purificazione e aiuto in generale, chiedendone la manifestazione nel suo aspetto più materno; un altro aspetto di Yemaja, quello distruttore, è simboleggiato dal mare in tempesta.



 


ASPETTO,FORME E ATTRIBUTI:
 La tradizione narra che Yemaja sia nata dalla spuma del mare, come (Venere); la sua figura si può far corrispondere a quella generale della "Grande Madre", propria di numerose tradizioni
                                                  


 Ha insegnato l'amore a tutti gli Orisha, è sposata con Babalú Ayé. Tra le caratteristiche che la contraddistinguono vi sono la passione per la caccia, l'astuzia, l'indomabilità, la collera, la severità, l'allegria. Le sono associati i colori bianco e blu e il sabato; nei sincretismi viene identificata con la Vergine della Regola. I suoi fedeli, prima di pronunciare il suo nome, devono toccare con i polpastrelli la polvere della terra.

 Tra i suoi attributi vi sono la luna e il sole, l'ancora, il salvagente, le scialuppe. Veste abitualmente con una lunga veste azzurra con serpentine simboleggianti il mare e la spuma e regge un ventaglio adornato con conchiglie. Dea madre e patrona delle donne, specialmente di quelle in gravidanza, è patrona anche del fiume Ogun, le cui acque si dice che riescano a curare l'infertilità. I suoi genitori sono Oduduwa e Obatala. Suo figlio Orungan la violentò una volta e ci riprovò una seconda; per impedire questa violenza, Yemaja esplose dal proprio ventre quindici Orisha, inclusi Ogun, Olokun, Shopona e Shango.



 

domenica 26 febbraio 2012

LAMIA



Le lamie dell'antichità greca erano figure in parte umane e in parte animalesche, rapitrici di bambini; fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Venivano spesso chiamate anche empuse, sebbene il mito delle empuse, figlie o serve di Ecate, avesse origini differenti



Secondo il mito originale, Lamia era la bellissima regina della Libia, figlia di Belo: essa ebbe da Zeus il dono di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterli a proprio piacere. Presto Lamia catturò il cuore di Zeus provocando la rabbia di Era, che si vendicò uccidendo i figli che suo marito ebbe da Lamia.
L'unica figlia ad essere risparmiata fu Scilla; probabilmente, anche Sibilla si salvò.

Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto, capace di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue.

Per questo motivo la lamia viene considerata una sorta di vampiro ante litteram.



 
Il poeta Orazio nella sua Arte Poetica descrive le lamie come esseri mostruosi, capaci di ingoiare bambini e di restituirli ancora intatti se si squarcia loro il ventre.

Del resto, la letteratura latina abbonda d’esempi di donne "al di fuori degli schemi", dedite alla magia e al vampirismo. Tra l'altro, l'atteggiamento nei confronti di questi fenomeni (e della donna di potere, maga o strega) risulta essere ambivalente, di paura da una parte, di ammirazione dall'altra

 







 INTERPRETAZIONE MODERNA:
                   Le lamie vengono citate nel concept album dei Genesis The Lamb Lies Down on Broadway; esse vengono rappresentate come creature femminili dal corpo "simile al serpente" e seducono il protagonista Rael nel tentativo di divorarlo.
    La canzone Prodigal Son dall'album Killers degli Iron Maiden contiene una preghiera a Lamia.

 

 Nel film horror Drag Me to Hell di Sam Raimi la Lamia è uno spirito malvagio con la parte inferiore del corpo e la testa da caprone, non è visibile la conformazione del busto anche se si può supporre che sia anche esso da caprone, e denti aguzzi il cui compito è quello di portare all'inferno l'anima della persona maledetta dopo 3 giorni.
    Nella puntata 6x04 del telefilm Supernatural la lamia è di origine Greca. Strappa il cuore delle vittime con degli artigli e poi ne succhia tutto il sangue. Si uccide con un coltello d'argento benedetto da un prete. O le si da fuoco dopo averle gettato addosso un misto di sale rosmarino.
  
  


        Nella saga di libri "La setta dei vampiri" le lamie sono vampiri nati così, senza essere stati
morsi. Sono immortali, possono avere figli e possono trasformare le persone in vampiri. Sono immuni a tutte le sostanze tranne che al legno













INTEPRETAZIONE STORICO-RELIGIOSA:

L'origine di questa figura va probabilmente ricercata nell'archetipo della dea della notte o dea-uccello (cfr. il notissimo Rilievo Burney e reperti simili provenienti dal Vicino Oriente), dal quale originarono Ishtar (l'Astarte siriaca) e Atena. La connessione con la notte (per associazione: magia, soprannaturale, mistero, ma anche morte, fenomeni inspiegabili e così via) spiega, almeno in parte, l'ambivalenza di sentimenti nei confronti della lamia. Altro elemento da tener presente è il processo di autentica demonizzazione o mistificazione subito da numerose figure di divinità o semi-divinità antiche, in specie dalla fine del mondo classico in poi



. In altri termini, non è da escludere che qualcosa di analogo abbia preso forma anche a proposito della lamia, determinando nella cultura popolare una serie di credenze e precauzioni superstiziose da prendere per difendersi da essa (in molti casi la superstizione si qualifica come insieme confuso e volgarizzato di superstiti lacerti di paganesimo). L'idea della bellezza legata a un collocarsi, da parte di questa figura, al di fuori delle leggi morali, quella del sale come mezzo capace di uccidere la lamia, richiamano molte credenze relative alle cosiddette streghe.

 Ad esempio, ve n'era una secondo cui bisognava cospargere le panche della chiesa di sale grosso: quelle streghe che, nascondendo la propria vera natura si fossero sedute fingendo di presenziare alla cerimonia religiosa, sarebbero inevitabilmente rimaste attaccate alle panche
 Insomma: strega, lamia/vampiro, empousa e altre creature soprannaturali (o a metà tra il naturale e il divino) sono ampiamente presenti nella cultura occidentale, avendo resistito ai mutamenti religiosi, non solo, discendono, probabilmente, da uno stesso immaginario, e si collocano nello stesso ambito spirituale (quello di dea collegata alla notte, appunto).